Cani
Cani è un lavoro sugli equilibri di potere talvolta distruttivi, talvolta generativi, connessi ai rapporti genitori figli. Natura di un potere che universalmente ci riguarda, ci condiziona fin dalla nascita, come figli, come genitori, come animali di una specie.
La scena, scarna, è un bosco dello spirito, una selva domestica, in cui riverberano parole e paesaggi sonori, che risuonano in un grande spazio vuoto del pensiero.
L’universo acustico/musicale assume in questo progetto una funzione drammaturgica e immaginativa che evoca la vastità di uno spazio interiore in cui il paesaggio sonoro diventa amplificazione di un vuoto dell’anima.
Citando Jean-Luc Nancy «Le parole ‘animale’ e ‘animalità’ contengono una carica selvaggia, indomabile, pulsante, che evoca una estraneità inassimilabile e inadattabile», quindi da un lato questa «estraneità» allontana l’animalità da noi umani, dall’altro rileva la parentela semantica tra animalità e «anima», che sottintende l’equivalenza tra l’animale e «ciò che è animato da un’anima». In questa ridefinizione di umano, si incontra l’animale e tutto ciò che in qualche modo ci anima. In questo orizzonte di ricerca, l’uomo forse coincide con il Cane, emblema dell’animale addomesticato che ha sacrificato la sua natura selvatica, con un atto di assoggettamento docile e ubbidiente, inserendosi in un legame di dipendenza affettiva, che è metafora del delicato rapporto tra il padre e un figlio ferito.
testo e interpretazione Michele Bandini
consulenza drammaturgica/assistenza alla regia Carolina Balucani
disegno luci Emiliano Austeri
si ringrazia Vincenzo Camilli per il tronco delle foreste di Civitella