Nel nome del figlio - Spaceman

Dopo la narrazione de “L'Isola degli Uomini”, la comicità dello spettacolo ispirato alla figura materna “La colpa è la mia che t'ho fatto” , con “Nel nome del figlio – Spaceman”, Stefano Baffetti presenta un monologo di pura fantasia dove drammatico e grottesco si fondono.
Un luogo.
Il buio che però non spaventa ma preserva.
È come un rifugio, un rifugio da qualcosa che da fuori cerca di entrare e di violare ciò che in quel luogo si sta creando e al tempo stesso conservando.
La lezione che un padre dà a suo figlio.
Un padre e un figlio particolari, formati e legati dal reciproco desiderio di essere padre e di essere figlio.
I racconti di vita di questo genitore che animato solo da ingenuità e buoni sentimenti, fraintende ogni evento che lo vede protagonista.
Una solitudine narrata ma mai percepita che, nella pervicace ostinazione di voler essere guida per il figlio, diventa eredità.
Intanto le minacce esterne si palesano sotto forma di una figura inquietante che, insieme agli echi di padri e figli che il mondo ha rifiutato, si pone in antitesi con il padre ingenuo ed eroe.

Un padre.
Ha una storia particolare e racconta al figlio alcuni aneddoti con lo scopo di insegnargli il coraggio di vivere.
In realtà questo padre è totalmente inadeguato.
È come un bambino mai cresciuto.
La sua narrazione rivela la completa incapacità di cogliere i più banali aspetti della vita, creando interpretazioni grottesche del quotidiano che lui cerca di trasmettere come consigli per la vita.
Le palesi incongruenze tra realtà e percezione dell’uomo conducono anche a momenti comici.
Nonostante questa lente completamente distorta, questo padre bislacco offre se stesso in maniera incondizionata.
Fornisce presenza e dedizione pensa al figlio sopra ogni cosa, e l’amore per esso, è presente in ogni suo gesto e parola.
L’innocenza del suo essere lo porta a distillar pensieri che rompono la gabbia della sua immensa difficoltà.

“I neonati urlano perché non capiscono nulla ma sentono tutto. Poi si cresce cercando di capire tutto per non sentire più nulla.”

Le voci di Caterina Fiocchetti e Riccardo Toccacielo, le scene e i costumi di “Skizzo” Francesco Marchetti (Accademico di Merito - Perugia) , le musiche del compositore Rai Davide Caprelli (Rwanda, Chi l'ha visto, Geo&Geo) , il disegno luci di Francesco Federici (RATF - Iononso+chisono) e l'arte sartoriale di Nadejda Avrionova, non sono solo cornice ma partecipano ed indirizzano la recitazione in un lavoro autenticamente corale. Un ringraziamento particolare a Giorgio Donati , per la supervisione attoriale.

età  dai 14 anni
durata 50'

Produzione
Bottegart
Regia Stefano Baffetti

di e con Stefano Baffetti
scene e costumi “Skizzo” Francesco Marchetti
musiche originali Davide Caprelli
produzione associazione Bottegart - Bottega Artigiana della Creatività (e dei Diritti Umani)
voci Caterina Fiocchetti e Riccardo Toccacielo
disegno luci Francesco Federici
arte sartoriale Nadejda Avrionova