La voce della Sibilla

La Voce della Sibilla nasce dalla suggestione del mito omonimo,  la leggendaria profetessa appenninica il cui “Antro” sarebbe situato sulla parete orientale della cima del Monte della Sibilla.

Il suo culto è antichissimo e molte sono le vicende leggendarie e letterarie legate a questo mito, ancora così presente e vivo nella cultura popolare dei territori in cui sono situati i Monti Sibillini. Non c’è da meravigliarsi quindi se in una foto del monte Priora scattata nel luglio del 2016, ossia un mese prima del terremoto, raffigurante un’ombra, molti abbiano intravisto il profilo della Sibilla che urla: forse la profetessa tentava di dirci qualcosa, di avvisarci, in un linguaggio che ormai però è per noi del tutto incomprensibile.

In scena Morgana e Alcina, uniche superstiti di un gruppo di 53 fate, sono sedute davanti a un masso in attesa che la loro Signora Sibilla, si manifesti. 

Il tempo sembra immobile mentre nulla accade, tutto si ripete, senza una dimensione, una fine.

In questo luogo sospeso nel tempo, irrompe un personaggio esterno, alla ricerca di una storia della Sibilla. La nuova venuta si mostra disinteressata ai reali bisogni delle due fate e cerca di carpire notizie da distorcere e banalizzare, pur di rendere tutto funzionale all’interesse di un suo invisibile pubblico, lasciando infine le due fate con un messaggio privo di speranza: la Sibilla non verrà.
Come spesso accade, la presa di coscienza dell’abbandono e solitudine innesca nelle due fate una reazione e rinnovata speranza, portandole ad unirsi e diventare loro stesse “Sibilla”.

Produzione
Fontemaggiore
Regia Beatrice Ripoli / Maurizio Modesti
Debutto

con 
Valentina Renzulli, Beatrice Ripoli, Silvia Zora
testo 
Valentina Renzulli e Beatrice Ripoli 
in collaborazione con
Elisabetta Trupia
foto di scena
Claudia Ioan
regia 
Beatrice Ripoli / Maurizio Modesti