Cappuccetto Rosso

Il corpo non può essere paragonato all'oggetto fisico, ma piuttosto ad un'opera d'arte. 
E come nel caso degli altri mezzi di espressione e comunicazione, anche il linguaggio del corpo, con la sua ricchezza e complessità, richiede un lavoro di interpretazione; esso cioè "non è dato ma compreso, cioè riafferrato da un atto dello spettatore". (M. Merleau-Ponty)

Lo spettacolo continua un percorso di narrazione attraverso il corpo. Verso gli inizi degli anni '90 Fontemaggiore ha allestito "Nella pancia del lupo", uno spettacolo che sia per le novità in campo espressivo e drammaturgico che per il numero di repliche, ha fatto si che Fontemaggiore e Maria Rita Alessandri, che ne firmava la regia, fossero annoverate tra le firme autorevoli nel panorama del teatro ragazzi italiano. 
Oggi la favola viene ripresa e, pur mantenendo alcune citazioni del vecchio spettacolo – quali la maschera del lupo o l'idea di vedere cosa accade nella pancia del lupo - questo Cappuccetto Rosso si distanzia dall'allestimento precedente, vivendo una nuova stagione. 
Il corpo è materia narrativa: le mani e i piedi si trasformano in burattini, il corpo disegna personaggi e crea lo spazio della scena. I contenuti si arricchiscono di vicende che non accadono più soltanto all'interno della pancia del lupo, ma fuori. 
Si esce e si cammina per il bosco. Una delle chiavi di lettura dello spettacolo è il gioco del raddoppiamento: il bosco come ambiente naturale in cui incontrare gli animali dal vago sapore disneyano e il bosco immaginario nel quale interagire con i personaggi delle fiabe. 
Nello spettacolo si utilizzano alcune strutture rappresentative del gioco, come il gioco del filetto che disegna il labirinto del bosco immaginario o sega segola che evoca l'esperienza del cadere – precipitare che la mamma, all'interno di una situazione protetta, fa vivere alla figlia, per evocare un rapporto sano e rassicurante da cui intraprendere un percorso di autonomia e indipendenza. 
Un sorriso, come è giusto che sia nel caso di una fiaba, attraversa tutto lo spettacolo. Il sorriso dei bambini che, riconoscendo le proprie paure ridono, un po', anche di se stessi e dei modi buffi in cui Cappuccetto riesce a togliersi dai guai e anche il sorriso dei grandi che rivivono, insieme alla celeberrima bambina, il momento di quella che è forse la più grande scoperta della vita: la curiosità di esplorare il mondo e la capacità di trovare dentro di sé la forza di affrontarlo.

Regia Maria Rita Alessandri
Debutto

con Nicol Martini - Giulia Zeetti
di Maria Rita Alessandri
aiuto regia Valentina Renzulli
luci Pino Bernabei - Luigi Proietti